Sito autore: Visita il sito di Khaled Hosseini
Pagine: 456
Sulla strada che dal piccolo villaggio di Shadbagh porta a Kabul,
viaggiano un padre e due bambini. Sono a piedi e il loro unico mezzo di
trasporto è un carretto rosso, su cui Sabur, il padre, ha caricato la
figlia di tre anni, Pari. Sabur ha cercato in molti modi di rimandare a
casa il figlio, Abdullah, senza riuscirci. Il legame tra i due fratelli è
troppo forte perché il ragazzino si lasci scoraggiare. Ha deciso che li
accompagnerà a Kabul e niente potrà fargli cambiare idea, anche perché
c'è qualcosa che lo turba in quel viaggio, qualcosa di non detto e di
vagamente minaccioso di cui non sa darsi ragione. Ciò che avviene al
loro arrivo è una lacerazione che segnerà le loro vite per sempre.
Attraverso generazioni e continenti, in un percorso che ci porta da
Kabul a Parigi, da San Francisco all'isola greca di Tinos, Khaled
Hosseini esplora con grande profondità i molti modi in cui le persone
amano, si feriscono, si tradiscono e si sacrificano l'una per l'altra.
Cosa penso di questo libro?
Rispetto al Cacciatore di aquiloni o a Mille splendidi
soli, romazi precedenti di Hosseini, ho trovato quest'ultimo libro molto sotto tono: non c'è una vera storia e un vero
proragonista, ma intrecci di personaggi, flashback e regressioni continue.
Ho perso l'interesse e la curiosità iniziale con l'avanzare delle pagine: man mano che si procede nella lettura ci si ritrova spesso in un altro tempo, in un altro racconto di personaggi spesso secondari.
Con questo non voglio dire che sia un libro proprio malfatto: trovo comunque grande la capacità di scrittura di Hosseini; ma non lo consiglierei, soprattutto a chi non ha mai letto un romanzo dello stesso autore.
La mia valutazione:
Il booktrailer:
Anche io ho trovato quest'ultimo romanzo meno "magico" dei precedenti. Voglio dire... Gli altri mi sono entrati dentro e ricordo anche i dettagli. Mentre di questo ricordo l'affollamento dei personaggi e basta. Poteva fare meglio diciamo ^.^
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